Questo è l’abbraccio che tutti noi ti diamo, caro Enea

Data: 24/02/2024

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Narra un antico mito greco che, in una sperduta regione dell’Asia, vivevano un uomo e una donna, Filemone e Bauci.

Rosa Bianca Erano poveri; tutto quello che avevano era una piccola casetta di canne con il tetto ricoperto di fango, e una grossa oca, che accudivano come fosse una figliola, in un’epoca in cui Konrad Lorenz doveva ancora nascere e l’etologia era una parola sconosciuta.

Eppure, Filemone e Bauci erano straordinariamente ricchi: possedevano il bene più raro, e prezioso, che esista: un cuore grande e generoso.

La porta della loro casupola era sempre aperta, la loro tavola imbandita per gli ospiti, e i loro giacigli erano profumati di lenzuola fresche di bucato per i viandanti che avessero avuto bisogno di un riparo per la notte.

Il re degli déi, Zeus, commosso da tanta generosità e da un cuore così puro, decide di dar loro un premio: l’immortalità e il privilegio di fare del bene per sempre.

Una sera, al tramonto, Bauci vede i capelli di Filemone trasformarsi in fronde e Filemone vede Bauci mettere radici. Il buon Filemone non muore, viene trasformato in una forte quercia, e anche la mite Bauci viene trasformata in una florida pianta di tiglio.

Ancora oggi, dopo tanto tempo, gli abitanti del luogo mostrano i due tronchi della quercia e del tiglio, che, intrecciati tra loro, abbracciano con lo sguardo il viandante e gli offrono conforto quando è triste, luce quando dentro di lui è notte, ombra se ha bisogno di refrigerio.

Questo è l’abbraccio che tutti noi, dirigenza, docenti, il personale tutto e gli studenti, ti diamo, caro Enea.

E siamo sicuri che tu ricambierai.

Pianteremo un albero con il tuo nome nel parco del Gallini. E, quando passeremo di lì, tu, albero Enea, ci abbraccerai con i tuoi rami, ci accarezzerai con le tue foglie, ci darai forza con la tua luce e il pensiero di te si tramuterà in un sorriso.